Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 114 della Rivista di Studi Tradizionali.
Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.
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Ciò di cui si tratta, qualunque denominazione assuma, è sempre l’«esterno» ( ez zâher ) e l’«interno» (e l bâten ), cioè l'apparente e il nascosto, i quali sono d'altronde tali per loro propria natura, e non per l'effetto di convenzioni qualsiasi o di precauzioni prese artificialmente, se non arbitrariamente, dai detentori della dottrina tradizionale.
Questo «esterno» e questo «interno» sono raffigurati dalla circonferenza e dal suo centro, figura che può essere considerata la sezione del frutto evocato dal simbolismo precedente, mentre contemporaneamente siamo ricondotti in tal modo all'immagine, comune a tutte le tradizioni, della «ruota delle cose»...
...A questo proposito si deve notare che per la gran maggioranza degli uomini, che si confinano inevitabilmente nella legge esteriore, questa assume un carattere che è più quel lo di una guida che quello di un limite:
si tratta sempre di un legame, ma di un legame che impedisce di deviare e di perdersi; senza questa legge che li destina a percorrere una st rada determinata, non soltanto non raggiungerebbero in nessun caso il centro, ma rischierebbero di allontanarsene indefinitamente, mentre il movimento circolare li mantiene per lo meno a una distanza costante da esso esso......