«Mostrare all’Occidente i suoi difetti, i suoi errori, e le sue insufficienze, non significa affatto dar prova di ostilità nei suoi riguardi, proprio il contrario, poiché è il solo modo di rimediare al male di cui soffre, e di cui può morire, se non si riprende in tempo.
Il compito è arduo, certo, e non privo di contrarietà; ma poco importa, se si è convinti che esso è necessario; tutto quel che ci auguriamo è che qualcuno comprenda tale necessità. Del resto, quando la si sia compresa, non ci si può fermare a questo punto, allo stesso modo che, quando vengono assimilate certe verità, non si può né perderle di vista né rifiutarsi di accettarne tutte le conseguenze; esistono degli obblighi che sono inerenti ad ogni vera conoscenza ed a confronto dei quali tutti gli impegni esteriori appaiono vani e ridicoli; tali obblighi, proprio perché puramente interiori, sono i soli che non si possono eludere.
Quando si ha dalla propria parte la potenza della verità, quand’anche non si avesse nient’altro per vincere gli ostacoli più temibili, non si può cedere allo scoraggiamento, poiché questa potenza è tale che nulla potrebbe infine prevalere contro di essa; soli possono dubitarne, coloro che non sanno che tutti gli squilibri parziali e transitori devono necessariamente concorrere al grande equilibrio totale dell’Universo.»
Ricorderemo,…, che il fatto di arrestarsi all’Essere e di non considerare nulla al di là, come se si trattasse in qualche modo del Principio supremo, il più universale di tutti, è uno dei tratti caratteristici di certe concezioni occidentali dell’antichità e del medio evo, che, pur contenendo incontestabilmente una parte di metafisica che non si ritrova più nelle concezioni moderne, rimangono notevolmente incomplete sotto questo aspetto, e anche per il fatto che esse si presentano come delle teorie stabilite per se stesse, e non in vista di una realizzazione effettiva corrispondente. Questo non vuol dire, certamente, che non vi sia stato altro in Occidente; a questo riguardo, parliamo soltanto di ciò che è generalmente conosciuto, e di cui alcuni, pur facendo dei lodevoli sforzi per reagire contro la negazione moderna, hanno tendenza ad esagerare il valore e la portata, questo perché non ci si rende conto che non si tratta ancora che di punti di vista tutto sommato esteriori, e non si comprende che, nelle civiltà nelle quali, come in questo caso, una sorta di frattura si è prodotta fra due ordini d’insegnamento che si sovrappongono senza mai entrare in opposizione, l’«exoterismo» deve trovare nell’«esoterismo» il suo complemento necessario. Quando questo «esoterismo» è misconosciuto, la civiltà, non essendo più ricollegata direttamente ai principi superiori con alcun legame effettivo, non tarda a perdere ogni carattere tradizionale, poiché gli elementi di questo ordine che ancora vi sussistono sono paragonabili ad un corpo che sia stato abbandonato dallo spirito, e, di conseguenza, sono ormai impotenti a costituire qualche cosa di più che una sorta di formalismo vuoto; ed è esattamente questo ciò che è accaduto al mondo occidentale moderno.
….Questa è, nelle sue grandi linee e ridotta all’essenziale, la vera spiegazione del mondo moderno; ma, dichiariamolo molto nettamente, tale spiegazione non potrebbe in alcun modo essere presa per una giustificazione. Una sciagura inevitabile è non di meno una sciagura; e, anche se da un male deve nascere un bene, questo non toglie affatto al male il suo carattere; noi non utilizziamo qui, beninteso, questi termini di «bene» e di «male» se non per farci meglio comprendere, e al di fuori di qualunque intenzione specificatamente «morale». I disordini parziali non possono non essere, perché sono degli elementi necessari dell’ordine totale; ma, malgrado questo, un’epoca di disordine è, in se stessa, qualche cosa di comparabile ad una mostruosità, che, pur essendo la conseguenza di certe leggi naturali, è non di meno una deviazione e una sorta di errore, oppure ad un cataclisma, che, pur risultando dal corso normale delle cose, è comunque, se considerato isolatamente, uno sconvolgimento ed un’anomalia. La civiltà moderna, come tutte le cose, ha necessariamente la sua ragion d’essere, e, se essa è veramente quella che conclude un ciclo, si può dire che essa è ciò che deve essere, che essa viene a tempo e luogo; ma non di meno essa dovrà essere giudicata secondo la parola del Vangelo troppo sovente mal compresa: «bisogna che avvenga lo scandalo; ma guai a colui per il quale lo scandalo arriva!»