Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 110 della Rivista di Studi Tradizionali.
Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.
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Accade talvolta che dei nostri lettori ci chiedano spiegazioni precise che indichino qual è, secondo noi, la via e il comportamento da seguire, e quali sono, in definitiva, i mezzi da mettere in atto, in funzione di quella realizzazione spirituale effettiva e non soltanto teorica alla quale abbiamo fatto più volte riferimento nei nostri scritti.
Se questa rivista fosse lo strumento di qualche «gruppo» settario o di qualche conventicola in cerca di proseliti, avremmo certamente avuto una risposta esauriente già bell'e pronta, una ricetta per tutti, adatta a soddisfare i desideri di conoscenza immediata e di felicità. Le cose si presentano invece in un modo immensamente più serio, ed anche più complesso, se ci si vuole orientare sulla base sicura di dati fondamentali che abbiano la loro fonte, più o meno direttamente, nella conoscenza vera di ciò che si tratta di realizzare, e che siano nello stesso tempo applicabili a quello che è, di fatto, il punto di partenza
della nostra umanità...
...Resta il fatto che, fin dai primi stadi di una via di realizzazione, nel percorrerla vi è un apprendimento dato dalla rispondenza all'insegnamento iniziatico, il quale può assumere le forme più diverse. Esso presenta un carattere vivente, imprevedibile dall'esterno, che senza dubbio non ha paragone in un qualsiasi insegnamento profano...
...Ciò significa anche che, specialmente in un ambiente sfavorevole come l’attuale, occorre affrontare una fase preliminare di ricerca più o meno lunga, con eventuali periodi d’attesa connessi alle circostanze, e con possibili momenti di scoraggiamento ben comprensibili, benché in fondo non giustificati se si considera che ogni essere incontra necessariamente tutto ciò che corrisponde alla sua natura più profonda...
...E, se è vero che c’è qualcosa che spaventa nell'intraprendere una via di realizzazione, dovrebbe pur essere evidente che lo stato del «profano», per sua natura estremamente instabile e malsicuro, è assai più « pauroso » di quello di chi è in qualche modo ricollegato a ciò che sta al di là del dominio della paura...
...Un caso tipico di queste soluzioni di comodo è rappresentato da coloro che credono che basti aver preso per buona una dottrina, come ad esempio quella della non dualità (o l’idea che soltanto il «Sé» è reale e che non bisogna attribuirgli falsamente dei limiti), per esimersi da tutto il lavoro di purificazione e di integrazione delle modalità, senza dubbio «illusorie», della propria individualità e della propria situazione, modalità alle quali essi possono così continuare tranquillamente a soggiacere......