Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 112 della Rivista di Studi Tradizionali.
Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.
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Traduzione dall'arabo e note di Placido Fontanesi.
Del concetto di corretta «attitudine» nei confronti dell’autorità tradizionale si è già parlato in questa rivista quale premessa indispensabile per una ricerca di ordine iniziatico. Con tale espressione si è voluto certamente alludere a quella venerazione per l’autorità spirituale di cui è pregna la mentalità di ogni civiltà tradizionale e che, pur ricevendo denominazioni diverse, coincide in fondo con un medesimo modo di sentire e di comportarsi di fronte all'unico tipo di gerarchia da esse concepito.
Nei paesi islamici, un simile atteggiamento di rispetto e nello stesso tempo di apertura, unitamente all'imitazione dell’Inviato di Allah, sta alla base dell’educazione tradizionale (al-adab)...
L’espressione « il Maestro è colui che ha in sé tutto ciò di cui abbisogna il discepolo » per percorrere la via iniziatica contiene una chiara allusione all'infallibilità quale attribuzione propria di ogni essere che sia investito di una funzione tradizionale.
La questione dell’infallibilità, la quale è strettamente connessa all'insegnamento iniziatico, è stata magistralmente trattata da René Guénon in Aperçus sur l’initiation, al quale rimandiamo il lettore; ricordiamo qui che oltre all'infallibilità conseguente all'ottenimento di un determinato «grado» di conoscenza, cioè di uno « stato » di realizzazione, esiste un altro tipo di infallibilità, quello inerente ad una funzione di insegnamento...
E i «Consigli al discepolo» (Wasiyah-lil-murîd), di cui passiamo ora a dare ampi estratti, contiene numerosi avvertimenti e precise norme di comportamento indispensabili per evitare questi pericoli e per mantenere il discepolo in un costante atteggiamento di rispetto e di venerazione - In mancanza della quale, avverte Muhyiddîn (sempre in Ihtirâmu-Sciuyûkh), « il discepolo non dovrà rimanere con lo Sciaykh nemmeno più un istante, perché non ne trarrebbe più alcun vantaggio, anzi si procurerebbe del male »....