Lo Shaykh Ibn Atâ’-Allâh el-Iskandarî fu il terzo Shaykh della tariqa As-Shadhiliyya, considerato da molti come il Qutb della sua epoca, espose in forma scritta quegli insegnamenti che i suoi due predecessori, lo Shaykh As-Shâdhîli e lo Shaykh Abû el-’Abbâs al Mursi avevano trasmesso ai discepoli in forma orale.
Compose diverse opere tra le quali: Parole di Saggezza (Hikam); Le sottigliezze dei Favori divini (Latâ’if al-Minan); ed il testo che pubblichiamo, in traduzione dall’arabo: Chiarificazioni sull’abbandono della volontà individuale (At-tanwîr fî isqât at-tadbîr), opera che fu indicata da molti come una delle più fruttuose ed efficaci nell’orientare positivamente ed effettivamente il percorso del murid.
Uno dei temi fondamentali del testo dello Shaykh Al-Iskandarî riguarda la necessità, di realizzare la stazione della «servitù» (maqâm al-‘ubûdiyyah), considerando quindi la ‘ubûdiyyah dal punto di vista iniziatico e non semplicemente religioso. In effetti, lo stato di ‘abd accompagna l’essere in tutto il suo percorso iniziatico fino al raggiungimento della sua meta finale, e il grado di comprensione della natura e del significato di questo stato è strettamente legato alla comprensione dottrinale o al grado di realizzazione raggiunto.
Vagliando con rigore dottrinale tutti gli aspetti della questione, Lo Shaykh al-Iskandarî guida l’iniziato verso la rinuncia alla pretesa di governare individualmente ciò che è già in atto nell’eterno presente, affinché, come il cadavere nelle mani di colui che lo lava, possa abbandonarsi al suo Signore, realizzare lo stato di quiete (maqam al tuma’nîna), e dimorare nella «grande Pace» (as-Sakînah).
L’iniziato deve essere innanzitutto consapevole del fatto che la realizzazione spirituale inizia laddove si estingue l’individualità (an-nafs) e con essa l’illusione di avere il potere di pianificare la propria esistenza, senza che con questo venga sminuita l’importanza dello sforzo nella «Via».