SULLA «POVERTÀ SPIRITUALE»

Autore: Amedeo Zorzi

Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 103 della Rivista di Studi Tradizionali.

Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.

... Ogni via che conduca alla conoscenza della Realtà presuppone quindi una «disillusione» riguardo a ciò che percepiamo e quindi a ciò che pensiamo di essere in quanto individualità particolari, e questo processo non può che prendere la forma di una progressiva «spoliazione» e «rinuncia» rispetto alle caratteristiche individuali per far posto alla Verità che le trascende...

Questa spoliazione da quelle che potremmo chiamare “pretese individuali” - consistenti nell'attribuirsi una realtà autonoma, e questa presa di coscienza di come non vi sia altra Realtà se non quella del Principio stesso, avendo come conseguenza il distacco dai «beni di questo mondo», vale a dire da tutto un mondo che ormai è percepito come illusorio, porta ad una condizione interiore che viene sovente definita come «povertà», o più precisamente come «povertà spirituale», distinguendola così da quella semplicemente materiale...

Nell'ambiente del mondo occidentale moderno, che è il più sfavorevole ed ostile per tutto ciò che è pratica tradizionale, soprattutto in senso iniziatico, una povertà materiale, particolarmente nelle prime fasi, può rivelarsi pregiudizievole in quanto comporta una carenza di mezzi di difesa nei confronti dell'ambiente stesso; e potrebbe quindi essere non portatrice di maggiore libertà, ma di più grave condizionamento; non atta a sgombrare la mente, ma fonte di più assillanti preoccupazioni.

Non stupisce d'altronde che in un “mondo alla rovescia”, anche il modo di vivere debba subire adattamenti; la tanto decantata libertà del mondo moderno, se pure esiste, deve essere “comprata”, ottenuta, difesa, con quei mezzi stessi che il mondo mette a disposizione e obbliga a utilizzare.

Una auto-privazione di quelli che possono essere mezzi di difesa e di emancipazione, o un'inerzia nel cercare di ottenerli, magari sotto pretesto di un presunto atteggiamento tradizionale, sarebbe quindi ingannevole, almeno nella situazione attuale; ciò che conta veramente è quella presa di coscienza di cui si è parlato e che deve avere come conseguenza il «distacco» inteso come atteggiamento interiore...

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